Ai matrimoni spesso ci sono tanti bambini, il che mi rende sempre felice perché i bambini, in quanto tali, fino ad una certa età hanno ancora una scarsa consapevolezza del proprio se.

Fino ad una certa età, infatti, i bambini non si rendono bene conto di quello che sta succedendo quando mi avvicino per scattare loro una fotografia. Stanno lì tranquilli e mi guardano, un po’ attoniti, osservano la macchina fotografica. Qualche volta, se sono tanto piccoli, allungano le braccia e provano a portarsela alla bocca per vedere di cosa sa. Basta un occhiolino o una smorfia per ottenere uno sguardo vivace, un sorriso un po’ mascalzone o una fronte corrucciata.

Nella maggior parte dei casi sul loro volto compare un gigantesco punto di domanda. Mi sembra di leggere loro nel pensiero: "Ma questa chi è? Che vuole?". In ogni caso mi lasciano fare. Sono pochi i bambini talmente timidi da nascondersi dietro i fianchi della mamma, o che portano le mani davanti al viso nel tentativo di far sparire me insieme al resto del mondo. Cerco di non approfittare troppo di questa generosità infantile. Faccio il prima possibile la mia foto e li lascio con un sorriso.

C'è però in agguato un'insidia ogni volta che incrocio lo sguardo di un bambino e decido di fotografarlo, ogni volta che mi avvicino con fare amichevole, mentre cerco già con il linguaggio del corpo e la prossemica di conquistare la fiducia del piccolo per ottenere un ritratto autentico. Un inghippo impossibile da prevedere e difficile da evitare: il genitore che, non appena si accorge di quanto sto per fare, richiama l'attenzione del povero figliolo e lo esorta cantilenando le fatali parole: "Sorridi alla fotografa che ti fa una foto!". A quel punto, il bambino, che già ha dovuto sottoporsi alla tortura di indossare il vestito bello e di conseguenza è ormai piegato all'intero sistema cerimonia, rassegnato e ligio al suo dovere di figlio, guarda dritto in camera e sfodera il suo sorriso più finto, quello con tutti i denti ma senza nemmeno un'ombra di vita negli occhi. Allora non lo deludo, gli faccio una foto tesssera e mi allontano col sangue che mi si raggela nelle vene.

Questo triste siparietto accade spesso, tanto che ormai ho iniziato a prendere l'abitudine di cercare lo sguardo dei genitori e mettermi l'indice sulle labbra facendo shhh prima che sia troppo tardi. Ma a volte me ne dimentico e ho tutto il tempo di rammaricarmene dopo.

Perché insegnare ai bambini a fingere di sorridere? Onestamente non riesco a capirlo. Così come non riesco a capire come si possa preferire una foto con un sorriso finto ad una con un broncio autentico e non riesco a comprendere chi è convinto che per venire bene in foto basti far finta di essere felici. Ormai lo sanno tutti, le foto dove vieni meglio sono quelle che ti fanno quando non te ne accorgi. Sono tutti d'accordo su questo punto e lo rimarcano ogni volta che spiego di fare reportage. Però questo vale per noi adulti. Ai bambini, o almeno alla maggior parte di loro, anche se lo sanno, non gli cambia assolutamente nulla. Almeno a quelli non rovinati dai genitori dai troppi "Sorridi alla fotografa che ti fa una foto!"

Nei bambini intorno ai 7-8 anni cominci a vedere la trasformazione. Ne ho incontrati alcuni che, per quanti sforzi facessi, non c'era verso di togliergli dalla faccia quel sorriso finto. Ecco un altro bambino rovinato per sempre, ironizzo tra me e me con una punta di polemica. Non è colpa loro, poverini, se probabilmente non riusciranno mai più a risultare spontanei in una foto, gli è stato insegnato di sorridere anche se non ne hanno voglia. E quindi sorridono per fare contento il fotografo, i genitori, la maestra. Un giorno faranno un sorriso finto al loro capo e al tizio che in macchina, dopo averli tamponati, darà pure loro la colpa. Sorrideranno delle cose spiacevoli come di quelle meravigliose e il sorriso che faranno sarà sempre ed esattamente lo stesso: pieno di denti, ma senza neanche un po' di vita negli occhi. Senz'anima. In quel sorriso loro non ci saranno, perché saranno sempre altrove, in un posto dove si sforzano di compiacere sempre qualcuno.

Ora sì, probabilmente l'ho un po' estremizzata e ho immaginato un destino un po' fantozziano per questi bambini figli di genitori che gli dicono di sorridere al fotografo ma, vi prego, lasciate stare i vostri figli. Che sorridano se hanno voglia di farlo, che si girino pure dall'altra parte se non hanno voglia di essere fotografati, che mi guardino storto se sono di cattivo umore. Lasciate che si esprimano per quello che sono.

Vi prego, vi scongiuro, non dite ai bambini di sorridere al fotografo!

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